Google Helpful Content Update: cos’è, cosa cambia, cosa fare

Veronica Meriggi

Una delle ragioni principali per cui Google negli anni si è imposto con grande dominio sulla concorrenza è l’aver compreso che il mondo del web è un mondo in continua evoluzione. L’algoritmo con il quale un motore di ricerca mette in ordine i risultati in SERP deve quindi essere costantemente aggiornato e in grado di comprendere e adattarsi rapidamente alle necessità degli utenti.

Chi, come me, per lavoro si occupa di SEO (e non solo!) deve quindi tenersi sempre informato sui cambiamenti che Google apporta costantemente ai suoi algoritmi, in modo da realizzare contenuti che possano essere premiati perché riconosciuti come pertinenti e autorevoli

Dal 25 agosto 2022 Google ha rilasciato un aggiornamento del proprio algoritmo SEO col fine dichiarato di ripulire i risultati del motore di ricerca da tutti quei siti che, abusando delle precedenti caratteristiche algoritmiche, riuscivano ad ottenere alti punteggi nel ranking di Google Search anche con contenuti ritenuti dagli utenti poco attinenti al loro obiettivo di ricerca.

Google promette che questo aggiornamento, che non a caso prende il nome di Google Helpful Content Update, riferito in questa prima fase di rollout solo ai motori di ricerca e ai contenuti in lingua ingese, assicurerà la scomparsa di contenuti poco originali e di bassa qualità, realizzati non allo scopo di produrre utilità per gli utenti ma solo per generare traffico (e profitti) per chi li produce. 

Google Helpful Content Update: cos’è e come funziona

L’obiettivo del Google Helfpful Content update, come espresso chiaramente da Danny Sullivan (dal 2017 capo delle divisione dell’azienda che si occupa del search engine marketing) nel documento di presentazione, si inserisce in un progetto più ampio dell’azienda volto a proporre agli utenti contenuti scritti “dalle persone per le persone”

Già nel 2018, con la pubblicazione del Google Medic update, l’azienda si era impegnata a migliorare i risultati più popolari legati ad informazioni sulla salute e il benessere. La pandemia causata dal Covid-19 e in generale il problema della diffusione di fake news e dati non confermati e poco attendibili, ha accresciuto l’esigenza di migliorare la propria attività SEO e di garantire ai propri utenti di accedere ad informazioni di livello, che possano portare valore aggiunto. Un modo quindi per orientarsi nel mare magnum di informazione e contenuti scadenti che negli anni ha invaso la blogosfera.

Da un punto di vista tecnico questo aggiornamento mira a distinguere i contenuti di scarso valore da quelli validi. Questo tramite una varietà di segnali che al momento non sono stati indicati specificatamente. La raccolta dati di questa prima tranche di dati è infatti ancora in corso e dovrà essere analizzata in modo oggettivo senza rilasciare informazioni che possano indurre i proprietari di siti web a delle correzioni affrettate, le quali potrebbero sfalsare i dati raccolti e la loro interpretazione da parte di Google.

Il Google Helpful Content Update mira a distinguere i contenuti di scarso valore da quelli di qualità.

Come funziona l'algoritmo di Google
Attenzione alle penalizzazioni anti spam – Photo by Solen Feyissa on Unsplash

Ad ogni modo si può dire già da ora che l’Helpful Content Update, attraverso un modello di apprendimento automatico, assegnerà un punteggio all’intero sito e non più alla singola pagina. Il modello, a differenza del Board Core Update, non avrà bisogno di essere aggiornato costantemente, ma dovrebbe essere sempre attivo e in grado di apprendere, migliorare e rinnovarsi continuamente. 

I contenuti valutati negativamente non riceveranno solo una penalizzazione anti spam (con conseguente perdita di posizioni in SERP), ma potrebbero essere colpiti da una vera e propria sanzione il cui impatto non è ancora quantificabile. Tuttavia fonti vicine a Google avvisano che potrebbe essere molto significativo. 

I contenuti valutati negativamente non riceveranno solo una penalizzazione anti spam (con conseguente perdita di posizioni in SERP), ma rischieranno anche sanzioni.

Cosa cambia e qual è lo scopo del nuovo Helpful Content Update

La prima grande rivoluzione dell’Helpful Content Update sarà la penalizzazione di quei contenuti che vengono definiti come search-engine-first, cioè studiati e scritti con l’unico fine di adattarsi alle esigenze del motore di ricerca ed ottenere un buon piazzamento in termini di visibilità.

La prima grande rivoluzione sarà la penalizzazione di quei contenuti che vengono definiti come search-engine-first.

Con i nuovi parametri, Google lascia intendere che nel futuro non sarà sufficiente applicare solamente una strategia tecnica di ottimizzazione che si interessi al solo presidio delle keywords essenziali. Il nuovo sistema si trasformerà dunque da search-engine-firstPeople-First: un contenuto quindi realizzato da una persona per un’altra persona . 

contenuti inutili diventano quelli che si limitano ad aggregare informazioni provenienti da altre fonti senza alcun valore aggiunto, senza aggiungere punti di vista nuovi. Si eviterà che alla ricerca di una notizia di cronaca per esempio ci si imbatta su un sito che si limiti a riportare interamente un articolo pubblicato da tutt’altra fonte. Le informazioni che andranno premiate saranno quelle uniche e soprattutto autentiche.

L’aggiornamento introdurrà un nuovo segnale a livello del sito che consentirà al motore di ricerca di identificare automaticamente i contenuti ritenuti nell’ordine di scarso – basso – non rilevante valore. Un ranking a livello di sito vuol dire che verranno penalizzati non solo i contenuti che sono stati ritenuti di basso livello, ma tutti i contenuti di un sito.

Il classificatore è sempre attivo e, stando a quanto indicato nel documento di Google, sarà in grado di monitorare non solo i nuovi siti o i nuovi contenuti che verranno man mano creati, ma monitorerà anche tutti i contenuti già esistenti

Come farsi trovare online senza spendere soldi in pubblicità e sponsorizzazioni
Scopri i parametri utilizzati da Google per valutare la qualità dei contenuti – Photo by Unsplash

Come valutare la qualità dei contenuti secondo i parametri di Google

Cosa può voler dire questo netto cambiamento del nuovo algoritmo? Che conseguenza comporta? Nelle linee guida ufficiali del documento è Google stesso a porre delle domande a cui rispondere per comprendere se i nostri contenuti possano essere considerati di qualità nella nuova ottica People-First.

Provando a parafrase ci viene chiesto:

  • Ci si affida all’ Intelligenza Artificiale nella selezione degli argomenti da trattare? Si consiglia insomma di evitare di utilizzare automatismi per creare articoli in modalità massiva su un numero di argomenti vasto e poco interconnesso . I siti che non aspirano ad avere una verà identità tematica o un focus primario, ma piuttosto a creare contenuti sui temi più disparati solo perché si pensa possano perfomare meglio, rischiano di essere sanzionati.
  • Conseguentemente al primo punto : si ha competenza sul tema che si intende trattare? I contenuti scritti da persone competenti e contenuti inediti di valore verranno premiati, mentre saranno penalizzati quelli che risulteranno meri riassunti di informazioni raccolte qua e là e già reperibili. Il valore aggiunto di un articolo quindi assume grande centralità.
  • I contenuti creati sono davvero esaustivi? L’algoritmo tenderà a non premiare chi produce articoli che in realtà non esauriscono nel contenuto ciò che premettono dal titolo, o che mostrano titoli fuorvianti che poco c’entrano col testo effettivo (il cosiddetto fenomeno del clickbait) costringendo gli utenti a dover rivolgersi ad ulteriori fonti. Un esempio di questo tipo molto frequente è promettere in un titolo la data di rilascio di una serie tv che poi non sarà davvero presente in modo preciso nell’articolo. Sconsigliabile anche allungare eccessivamente un contenuto solo per conformarsi a determinate lunghezze di testo (il wordcount) suggerite dalla regole SEO.

Come si è già accennato, in caso di penalizzazione, potrebbe essere l’intero sito ad classificato come insoddisfacente. Questo anche se un singolo articolo postato su un sito con valutazione negativa, se realizzato secondo la logica people-first appena presentata, potrebbe avere possibilità di apparire comunque tra i migliori risultati.

Contenuti people first
Crea contenuti in ottica People-First – Photo by John Schnobrich on Unsplash

Le conseguenze sulla SERP

Si è ancora in attesa dei risultati di questa prima fase di analisi da parte di Google, è quindi presto per dire quanto l’Helpful Content Update impatterà nelle attività di chi lavora nell’ambito SEO. Per quanto detto finora, appare chiaro che ad essere maggiormente danneggiato sarà chi produce contenuti solo per la visibilità.

I siti quindi maggiormente colpiti dovrebbero essere quelli che non si basano sul paradigma EAT che prevede che i contenuti web dovrebbero rispettare i principi dell’expertise (competenza), dell’authoritativeness (autorevolezza) e della trustworthiness(affidabilità). 

Quali sono per macrocategorie i siti che in genere trasgrediscono questi principi? Certamente i cosiddetti siti aggregatori, i siti di affiliazione (solo quelli che esistono solamente per mettere a disposizione uno spazio ad un publisher esterno), siti piccoli e troppo di nicchia (almeno che non puntino su un livello di expertise molto alto) e chi si limita a generare contenuti con l’intelligenza artificiale

Cosa fare in caso di penalizzazione del sito

Cosa fare se ci si rende conto che il proprio sito ha perso punteggio nel ranking del motore di ricerca? Come comportarsi per evitare penalizzazioni? Ci sono una serie di correzioni i che si potrebbero mettere in atto, tenendo sempre a mente però che i risultati di questa attività potrebbero non essere immediati e potrebbero essere necessari anche mesi per essere rivalutati da Google.

Ciò che va fatto è accertarsi di quali articoli all’interno del sito siano stati creati in un’ottica search-engine-first e intervenire rimuovendolimodificandoli oppure non indicizzandoli

Bisogna centralizzare il proprio focus, chiedendosi se non sia il caso di rivedere la tipologia di argomenti trattati, magari confrontandoli con quelli della concorrenza che hanno ottenuto un miglior piazzamento. Questo però avendo cura di non riproporne semplicemente la stessa struttura, ma inserendo un contributo originale che lo differenzi da ciò che è già popolare. 

Consigli pratici per creare contenuti utili

Risulta ormai chiaro che scrivere unicamente in ottica SEO non sarà più sufficiente ad ottenere piazzamenti utili sui motori di ricerca. Allo stesso tempo è difficile con la sola competenza o autorevolezza su un argomento riuscire ad imporsi in SERP, data la concorrenza spietata sul web. Bisogna quindi cercare di raggiungere una situazione di equilibrio in cui far coesistere efficacemente i due approcci: quello SEO e quello narrativo-qualitativo.

In genere un sito si affida ad un copywriter specializzato nella scrittura SEO, ma alle volte privo di forti competenze sull’argomento, oppure che conosce poco il vero focus del sito-brand e della sua linea editoriale. Altre volte si fa affidamento sui soggetti interni all’azienda, dotati di expertise ma che non sono in grado di immaginare il contenuto in un’ottica di content strategy e aumento dei contatti. 

Una soluzione potrebbe essere quella di affidarsi a strategia di realizzazione di contenuti People-First tramite progettazione organizzativa e, soprattutto, collaborativa. 

La prima fase sarà la realizzazione di un incontro con una figura esperta in SEO e content strategy, insieme a professionisti del settore che parteciperanno tramite brainstorming. Non ci si dovrà più basare solo sulla metodologia di keyword research e di reverse engineering di informazioni scritte da altri. Al contrario si dovrà cercare di coinvolgere individui con conoscenze sul tema, di modo che le loro citazioni (raccolte anche con interviste) contribuiscano in una maniera originale, garantendo l’autenticità di informazioni. 

Raccolte queste informazioni potrebbe risultare utile affidarsi al cosiddetto metodo H.EAR, che non si limita ad analizzare il bisogno informativo degli utenti a partire dalle parole che ricercano su un motore, ma tenta di “ascoltare” la rete in maniera più ampia, tentando di cogliere tutti i segnali che provengono dalla conversazione pubbliche sui social attorno ad un argomento.

Questa metologia può aiutare a superare tutti quei bias tipici degli addetti ai lavori, e di comprendere più nel profondo i bisogni delle utenze, i collegamenti tra i vari topic, le tematiche che è prioritario affrontare in modo da gestire efficacemente la propria programmazione editoriale.


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Veronica Meriggi

Veronica meriggi

Esperta nel campo della SEO, del copywriting e appassionata di strategie di crescita nel mondo digitale, unisco creatività e competenze tecniche per aiutare aziende e professionisti a raggiungere i propri obiettivi online. Con anni di esperienza nel settore, condivido insight pratici e consigli utili attraverso il mio blog, offrendo valore aggiunto agli appassionati del mondo digitale.

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